martedì 28 gennaio 2014

Norwegian Wood


Una delle caratteristiche che più mi ha colpita, è stata la sensibilità con cui Murakami ci dipinge il suo mondo e con la quale affronta tematiche importanti, come la morte.
Ogni riga è infestata da fantasmi, dai morti che hanno lasciato dietro di sé dolore e rimpianti.

Taro, giovane uomo, si troverà di fronte molte difficoltà, nate dal suicidio del suo migliore amico e sulle conseguenze che ciò avrà su Naoko.
E' difficile provare empatia per Taro nella prima metà del romanzo, ma poi qualcosa comincia a cambiare: Taro inizia a crescere.
Alla fine si proverà dolore, insieme a Taro, voce narrante in flash back di tutta la vicenda.

E, come ci si sente sospesi per tutto il romanzo tra la vita e la morte, tra il mondo reale e quello ovattato, tra l'accettazione delle proprie imperfezioni e la voglia spasmodica di essere normali, così nel finale si rimarrà ancora una volta sospesi...
 Il Giappone di Norwegian Wood è un oriente che guarda all’occidente, in particolare all’America, grandi sono i richiami alla letteratura, Fitzgerald in particolare.

Anche Taro, come Gatsby, almeno per un periodo della sua vita, ha guardato al suo futuro come un rinnovarsi del passato, finché non ha scorto il bagliore verde…

 Romanzo stupendo, sensibile e profondo, ottimo per iniziare Murakami.

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